Nel ricordare che la persona va considerata “nella sua singolarità, sempre fine e mai come mezzo” e che gli embrioni non vanno mai trattati come “materiale scartabile”, il Pontefice ha affermato: “Tale principio etico è fondamentale anche per quanto concerne le applicazioni biotecnologiche in campo medico, le quali non possono mai essere utilizzate in modo lesivo della dignità umana, e nemmeno devono essere guidate unicamente da scopi industriali e commerciali. La nuova idea sul mercato è manipolare il Dna di embrioni provenienti da cliniche che utilizzano tecniche di fecondazione assistita. L’obiettivo è quello di arrivare a una comprensione più profonda di cosa accade nei primi momenti della vita umana e più precisamente nei sette giorni dopo la fecondazione. Sarà quindi vietato impiantare gli embrioni geneticamente modificati in una donna. Io mi chiedo quanto passerà prima che questo diventi la scusa per creare bambini “su misura”…
La scienziata Kathy Niakan, promotrice della ricerca, commenta «Ci piacerebbe davvero capire quali sono i geni necessari in un embrione umano per sviluppare con successo un bambino sano. La ragione per cui è così importante è perché gli aborti e l’infertilità sono molto comuni, ma non sono molto ben compresi» ah…e per fare questo uccidiamo altri bambini? Ma qual è il senso? “ne salveremo altri”, si potrebbe commentare; eppure continuo a non vederci chiaro personalmente.
La vita è un progetto UNICO E IRRIPETIBILE e VA rispettato!
Riporto l’intervista a Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma:
Professore,quando un embrione può essere considerato una vita a tutti gli effetti? «A mio avviso la vita inizia subito dopo la fecondazione. Quindi ritengo sbagliato manipolare geneticamente un embrione a qualsiasi stadio del suo sviluppo. Come Papa Francesco ci ha ricordato, l’embrione ha una dignità e abbiamo il dovere di rispettarla e non di usarla per fini industriali e commerciali». Anche se questo significa rinunciare al progresso? «Non credo proprio che il tipo di ricerca autorizzata in Inghilterra possa portarci da qualche parte. La tecnica che gli scienziati britannici intendono utilizzare, quella chiamata “editing genetico”, non è ancora standardizzata ed è molto imprecisa. Non sappiamo infatti quali possono essere gli effetti collaterali di una manipolazione genetica simile. Per questo ritengo che una decorosa prudenza sia davvero d’obbligo». Quali sono i limiti dell’«editing genetico»? «Quando si va a toccare il Dna per correggere una mutazione difettosa si possono indurre errori in altre parti del Genoma. Modificare un pezzo del Dna, infatti, può scatenare una serie di pericolose modificazioni ancora non controllabili. Quindi, non ci sono solo riserve etiche, ma anche tecniche, che bisogna tenere in considerazione».
Fonte: Il Secolo XIX 2 Febbraio 2016
Dott. Luca Sanchioni
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