
“Osanna! Osanna all’altissimo! Alleluja!” E chissà quante altre grida di giubilo accompagnavano Gesù al suo ingresso a Gerusalemme! Erano proprio queste le mie parole all’ingresso della Città Santa per poter accogliere e vivere la parola di Dio che in quei luoghi mi attendeva, in quei luoghi ha dimorato e tutt’ora è presente! Il poterlo fare, poi, in compagnia di 120 giovani più o meno coetanei della nostra Diocesi, compreso sei Sacerdoti e il Vescovo, ha reso il tutto ancora più emozionante. La Chiesa di Senigallia si è messa in cammino per ascoltare la parola di Dio, proprio là, dove questa si è incarnata.
Poter vedere, sostare, toccare, pregare, meditare negli stessi luoghi in cui Gesù ha manifestato la sua Gloria è un esperienza che cambia la vita perché lì, come i discepoli di Emmaus, senti un ardore nel petto e ti si aprono gli occhi del cuore: è allora che riconosci Gesù come tuo Salvatore, tuo Amico, tuo Signore, tuo Sposo, tuo Re!
Tra i tanti luoghi visitati quello che mi ha toccato maggiormente il cuore è stato il Gòlgota. Vedere il luogo in cui Gesù è morto per me, inginocchiarmi davanti a quella croce e vivere concretamente le parole dell’evangelista Luca “Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio»” (Lc, 23,47), è un’esperienza unica, che allarga il cuore per poter ricevere la grazia di Dio che ancora oggi sgorga da quelle piaghe di Gesù Crocifisso grazie alla sua Risurrezione. Sì, perché come dice San Paolo alla comunità di Corinto: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra fede” (cf. 1Corinzi 15, 14).
In quei luoghi ci si rende conto che la nostra fede è tutt’altro che vana, essa è verità, è vita, è la via che conduce a Dio! Allora lo testimoniava Gesù, oggi lo testimoniano quei pochi cristiani perseguitati che a volte, per amore di Cristo, scelgono la via del martirio per salvaguardare i luoghi in cui “il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Giovanni 1, 14). E’ triste vedere la terra prescelta da Dio, che “è Amore” (1Giovanni 4,8), piena di odio, di rivalità, priva di pace. Ed è per questo che quei luoghi entrano nel cuore, come ha sottolineato la nostra bravissima guida Habib, affinchè esso diventi quella Terra S-anta in cui Gesù vuole dimorare e riversare la Sua Pace. Allora qualsiasi luogo si visiterà sarà un luogo santo, perché noi stessi siamo dimora di Dio e chiamati alla santità! Il santo, infatti, è colui che pienamente risponde alla chiamata di Dio ad essere così come Egli lo ha pensato e creato, frammento nel quotidiano del suo amore per l’umanità; è colui che sull’esempio di Gesù Cristo, animato dall’amore, vive e muore in grazia di Dio. Perché rifiutare questa chiamata? Perché rifiutare di essere gioiosi testimoni di pace? Perché rifiutare di vivere in grazia di Dio? Dio ci ha creati liberi, liberi di accogliere o meno la sua volontà. Grazie a Lui da quando ho accolto la sua volontà nel mio cuore mi sento libero, mentre prima ero schiavo delle mie passioni, delle mie ideologie, delle mie verità.
Concludendo, mi piace pensare che un viaggio in Terra Santa è come un viaggio all’interno delle piaghe di Gesù crocifisso, dove i chiodi che lacerano il corpo di Gesù sono rappresentati dall’odio dell’uomo capace di creare solo separazione tra i popoli che abitano quelle terre. Così ci si rende conto che ancora oggi quelle piaghe sono aperte, ma ancora oggi, come allora, da quelle piaghe fuoriesce tutta la misericordia di Dio in grado di convertire i cuori e di renderli liberi dalle schiavitù del peccato! Amen! Alleluja!