"Le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza" (libro)

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Il libro Prudenza, giustizia, fortezza e temperanza sono i ‘cardini’ sui quali si regge tutta la vita morale. Con le numerose altre virtù, che da esse derivano, formano delle personalità forti e sicure. Già gli antichi filosofi greci e romani avevano scritto pagine stupende su queste virtù, che sono poi passate a far parte del patrimonio spirituale e morale del cristianesimo. Le conquiste operate dalla luce naturale della ragione sono state così integrate nella visione cristiana dell’uomo, educando, su questo straordinario patrimonio di valori, innumerevoli generazioni. Nell’epoca moderna l’educazione alla pratica della virtù si è andata gradualmente attenuando, fino quasi a scomparire. La formazione punta più all’efficienza operativa delle persone che alla loro dimensione morale. Il rischio è quello di una società formata da uomini fragili e inaffidabili. Queste pagine si propongono di presentare, in una forma semplice e accessibile a tutti, gli insegnamenti della grande tradizione filosofica e teologica riguardo alla pratica delle virtù morali. Si tratta di un’immensa ricchezza spirituale che dobbiamo consegnare alle nuove generazioni.

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Commento di Emanuele Renzi Un testo che consiglio vivamente a chi cerca il senso della vita nel “corretto modo di vivere” che la tradizione umana tramanda di genereazione in generazione. Un libro facile da leggere, di appena 146 pagine, utilissimo ai cristiani che desiderano vivere al meglio la loro esistenza (consiglio anche il complementare “Le virtù teologali”, sempre di Padre Livio). I fratelli distanti dalla fede possono trovare utili spunti di riflessione dalla filosofia dei primi pensatori, come Aristotele, mentre i cristiani apprezzeranno senz’altro le utili indicazioni spirituali e pratiche di Sant’Ignazio di Loyola, tanto per citarne uno. Riporto qui un passo, dove Padre Livio cita questo grande uomo in merito alla virtù della prudenza: “(…) sant’Ignazio raccomanda innanzi tutto di tenere sempre davanti agli occhi il fine per cui l’uomo è creato, che consiste nel lodare Dio nostro Signore e nella salvezza dell’anima. Quindi, rispetto alle scelte che ho davanti (ad esempio prendere o lasciare un incarico) devo conseguire l’indifferenza, nel senso di non avere preferenze personali, ma di essere totalmente distaccato e disposto a fare quello che piace a Dio. (…) Dopo aver fatto tale scelta o deliberazione, con molta diligenza devo andare a pregare davanti a Dio nostro Signore per offrirgliela affinché la sua divina maestà, se è di suo maggiore servizio e lode, voglia accettarla e confermarla.

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